Forse aveva ragione Eric J. Hobsbawm quando teorizzò Il secolo breve, e magari aveva ragione anche Francis Fukuyama quando parlava di Fine della Storia. Di certo gli ultimi 20 anni hanno squassato il mondo che avevamo imparato a conoscere. La “fine” del comunismo ha avuto come contraccolpo la proliferazione di energie criminali, nei paesi dell’est molti uomini di apparati statali si sono riciclati come gangster, e la globalizzazione ha fatto il resto, agendo ora come fattore di moltiplicazione e ora come rifugio. E’ giunto il momento di prenderci una pausa di riflessione e di provare a tracciare delle nuove linee guida, di concerto con gli altri Stati, perché il nuovo mondo necessita di nuove leggi, nuovi pesi e nuovi contrappesi. Tutte cose, insieme alla genesi di veri e propri stati criminali e terre di nessun atte ad affari loschi, ben tratteggiate da Romano nel libro Uno spettro s’avanza… Globalizzazione, mafie, diritti e nuova cittadinanza, Edizioni Ex Libris, pp. 128, euro 8.
La presentazione dell’ex ministro Paolo Ferrero rende bene il valore dell’opera. Eccone un estratto “..I processi di globalizzazione e di nuova territorializzazione, e la conseguente crisi degli Stati nazionali, sono posti lucidamente alla base della necessità di ripensare la democrazia sia nel rapporto paritetico tra grandi aggregati sovranazionali (Europa, Nordamerica, America latina...) che nella ridefinizione della città come nuovo luogo della partecipazione civile.. La doppia sfida delle nuove (e diffusissime) povertà e della sostenibilità ambientale del presente modello di sviluppo, viene efficacemente presentata come la matrice della drammatica urgenza dei nostri problemi. La diffusione globale e locale dell’«economia criminale», e quindi delle mafie, viene giustamente enfatizzata come cifra di uno sviluppo economico del tutto sregolato che, esaltato dalla guerra permanente, fa sì che la politica divenga diretta rappresentante del crimine (andando quindi ben oltre il classico rapporto di “scambio politico”) e giunge a creare, in particolare nelle zone di più acuto conflitto, dei veri e propri “stati-mafia”. Insomma: tutte o quasi le nostre questioni essenziali sono tratteggiate da Romano in modo da renderne immediatamente percepibili, e quasi tangibili, le dimensioni e la gravità. Questa sobria capacità di racconto non impedisce all’autore brevi ma istruttivi “affondi” nei dettagli. E’ il caso dell’analisi della legislazione e della prassi amministrativa in materia di confisca e riconversione sociale dei beni sequestrati alle organizzazioni criminali. Qui, la minuziosa descrizione dell’evoluzione della normativa (e della sua attuazione) riesce a rendere conto sia degli ostacoli che via via si frappongono alla sua piena efficacia, sia della massa di competenze tecniche, amministrative e sociali che dovrebbero essere mobilitate per esaltare questa efficacia stessa, sia dell’importante valore simbolico e materiale dell’utilizzo dei beni confiscati al fine di ricostruire (e non di distruggere, come vorrebbero le mafie) nuovi e più saldi legami sociali e civili.Ed è il caso dell’attenzione che l’autore, assai sensibile alle tematiche religiose, dedica al rapporto tra Islam ed economia, territorio assai poco frequentato dalla nostra cultura. …”
Davide Romano (Palermo), giornalista. Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, La Repubblica, Centonove, Antimafia2000, L’Ora, La Rinascita della Sinistra, Jesus, Avvenimenti, L’Inchiesta Sicilia, Narcomafie e Riforma. E’ stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato: L’amore maldestro (2001), La linea d’orizzonte tra carne e Cielo (2003), La buriana e altri racconti (2003), Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), L’anima in tasca (2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005), La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007) e (con Fabio Bonasera) Inganno padano. La vera storia della Lega Nord (2011). Ha curato: Girolamo Li Causi, "Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-1960" (2009).
Massimo Bencivenga |